Canivet: la nuova vita dell'antica arte della carta

Fecha de inserción: 21/09/2009
Come avevo previsto - vi ricordate? Avevo detto: "so che, amanti del bello come siete, resterete piacevolmente sorprese/i, proprio come me" - l'articolo sul canivet ha innescato una piacevole chiacchierata sulle pagine del nostro forum Così, dato che, come avrete già capito, faccio parte della nutrita schiera di chi la pensa come Oscar Wilde, che "il miglior modo per resistere a una tentazione è cederle", ecco che ho ceduto alla tentazione di documentarmi ancora un po' su questa stupefacente arte!
E sono contenta di condividere con voi quello che ho scoperto, anche questa volta con l'aiuto di una nostra affezionata cliente: Gabriella Partiamo dalla foto che vedete in questa pagina e che proprio lei ci ha gentilmente inviato. “Questa antichissima arte veniva fatta dalle suore di clausura per le immaginette e per i quadri religiosi”, ha confermato Gabriella, che possiede proprio alcuni quadri così realizzati. Quello in foto fu creato, appunto, da una suora per il nonno di Gabriella, in occasione della sua Prima Comunione: pensate un po’ “a fine ‘800” ci ha spiegato lei stessa!!! Il dipinto è su seta e contorna un libretto, anch’esso rigorosamente fatto a mano, “scritto tutto a pennino con lettere gotiche colorate e in oro zecchino, completo di immagini dipinte su preziosa pergamena”, ci illustra la nostra amica! E’ difficile trovare parole adatte a commentare una tale rarità, perché in questi casi si va oltre la questione del “gusto personale”, credo che il soggetto può piacere o meno, ma l’arte è indiscussa e, soprattutto, è indubbio il valore storico di questa piccola meraviglia... Se solo potesse parlare, comunicherebbe di mani operose, ore ed ore di lavoro alla luce tremula di qualche candela, mura domestiche e storie familiari in cui ha dimorato e oltre un secolo di eventi che ha testimoniato: vi sembra poco???!!!??? A me, proprio, no Quindi, grazie di cuore Gabriella, per aver condiviso con noi questo tuo tesoro e per avermi fatto venire voglia di andare avanti a documentarmi in proposito Quindi, ora sappiamo che il canivet va oltre il ricamo. Ed ecco cos’altro ho scoperto, “spulciando” gli archivi di una mostra organizzata dal Museo dei Beni Culturali Cappuccini nel 2004. Sembra che già dal 16mo secolo alcuni editori sperimentavano la tecnica dell’intaglio di stampe, delle quali venivano ritagliati i contorni, per poter utilizzare la parte incisa per l’applicazione su stoffe, inventando un oggetto di maggiore valore, anche commerciale. A cavallo tra il 1500 e il 1600, l’intaglio di fogli incisi andò quasi del tutto in disuso e cominciarono ad essere preferiti i fogli bianchi di carta o di pergamena. Ancora una volta, la produzione di immagini religiose così realizzate si concentrò principalmente all’interno di monasteri femminili. Poi, però, questa arte varcò i confini e il silenzio dei conventi, fino a diventare una vera e propria moda nell’ambito dei salotti e degli ambienti colti di molta parte dell’Europa continentale.
E, come tutte le mode, anche il canivet iniziò a seguire le tendenze del proprio tempo: “per questa ragione si ritrovano preziosi intagli che, non solo vagamente, sono riconducibili al gusto decorativo dell’epoca barocca e rococò, con richiami simbolici nella scelta di elementi fitomorfi o geometrici, presenti contemporaneamente in imprese decorative grandi e piccole in altari, tabernacoli e edicole”, spiegano i Beni Culturali Cappuccini, aggiungendo: “a volte, può addirittura sembrare precisa volontà dell’ignoto intagliatore ricostruire nella fattura del canivet una complessa cornice quasi quale piccola edicola, come richiamo alla venerazione”. Purtroppo, non si è in grado di ricostruire con assoluta precisione la tecnica dell’intaglio del canivet; si suppone, tuttavia, che si potesse partire da un disegno, oppure da un ricamo iniziale, riportato a spolvero, o incastonato successivamente, sulla base da intagliare. Dal 1700 la carta sostituì quasi del tutto la pergamena (essendo più morbida e, certamente, più economica!) e nacque, così, anche l’intaglio sul foglio piegato. 
”La scelta iconografica, per le immaginette a canivet, non si distacca dal percorso generalmente seguito dalla tradizione dei santini incisi, stampati, o ricamati, quindi si mantiene un carattere locale e sempre con riferimento alle immagini più tradizionali” continua la nostra fonte, “ e una particolarità è data delle misure minime, sempre più piccole, nell’affinarsi delle qualità dell’intaglio che prende certamente il sopravvento sull’immagine, vero soggetto del santino, che diviene, quindi, quasi una miniatura”. 
Fino ad ora rimangono assolutamente ignoti i nomi delle religiose esperte intagliatrici di immagini sacre su carta e pergamena e questo contribuisce sicuramente ad avvolgere in un alone di ulteriore “mistico mistero” queste opere d’arte pregne di significati che, diciamolo pure, sfuggono un po’ ai nostri occhi moderni e distratti, eppure così attratti. Però se anche voi siete curiose/i come me, ecco uno spunto finale dal quale partire: la storia ricorda, in effetti, un nome, quello di Susanna Mayer di Augusta (1600-1674) figlia di un pittore e poi madre di altro pittore, nonché una delle prime e più esperte intagliatrici di pergamena. A riprova, che noi donne siamo sempre “in prima linea”, anche – o forse sarebbe meglio dire “soprattutto” – quando si tratta di “cose belle”
Alla prossima e un abbraccio!
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